12.1.21
Elena Donazzan, assessore all’istruzione, al lavoro e alla formazione per la Regione Veneto è ormai diventata famosa per le sue intemperanze nostalgiche. Sono davvero numerosi gli episodi che attestano la nostra affermazione. L’ultimo in ordine di tempo ha fatto scalpore. Si tratta di un video postato sui social nel quale la Donazzan canta “Faccetta nera”. Non paga di ciò, una volta contattata dalla trasmissione “La zanzara”, che le chiedeva conto dell’accaduto, ha cantato nuovamente il motivetto in diretta radio, affermando poi che “Faccetta nera” era una canzone alla quale era legato lo zio Costantino, aderente alla Repubblica Sociale, la stessa che un altro suo collega di partito, il veronese Massimo Mariotti, in occasione della Festività del 2 giugno, definì come l’unica vera repubblica. Sarebbe il caso di ricordarle che la bella abissina della canzoncina “goliardica” era probabilmente una delle tante bambine di dodici o tredici anni che dovevano provvedere al soddisfacimento dei bisogni sessuali dei giovani invasori italici, come lo stesso Indro Montanelli, protagonista di una di queste vicende, testimoniò in alcune interviste.
Evidentemente all’assessora tutto questo sembra del tutto normale e, sempre nella trasmissione radiofonica, è arrivata ad affermare che a quei tempi mentre in alcune case italiane si cantava “Faccetta nera” in altre si cantava “Bella Ciao”. Parrebbe quasi raccontare di un sereno festival canoro e, rispetto alla scelta di campo, lei non ha dubbi e afferma candidamente di preferire di gran lunga “Faccetta nera”!
La vicinanza di Elena Donazzan agli ambienti nostalgici dell’estrema destra è mal camuffata dietro la retorica della pacificazione nazionale. In un post facebook dell’anno scorso, ad esempio, nello spiegare come lei non partecipi alle commemorazioni della Festa della Liberazione, (di fatto disconoscendola), aspirando ad un più alto piano, (secondo il suo punto di vista) nel quale si arrivi alla commemorazione delle vittime di tutte le guerre e di tutte le fazioni in lotta al di là del chiarirne le responsabilità, scrive, in riferimento alla lotta tra repubblichini e antifascisti, di pregare per “coloro che hanno combattuto, chi per la libertà, chi per difendere l’Onore d’Italia”.
E’ in queste situazioni che Elena Donazzan, fervente cattolica, si commuove e prega. Nulla di sbagliato in questo, se non fosse per il fatto che questa fede la porta a considerare la sua religione superiore alle altre, e a dimenticare che la scuola è un’istituzione che deve rimanere laica.
E’ in questi casi che la Donazzan si commuove e prega. Prega molto l’assessora perché fervente cattolica. Non vi sarebbe nulla da ridire se non per il fatto che questo suo ardore per il primato della religione cattolica sulle altre, come da lei sostenuto in diverse occasioni, al punto tale che, in passato, dimenticando il ruolo laico che dovrebbe avere l’istruzione scolastica, materia di sua stretta competenza, è arrivata a proporre di “regalare” a tutti gli studenti e le studentesse della regione una Bibbia!
Vale la pena ricordare che il luogo dove l’assessora si reca ogni anno per commemorare il suo particolare 25 Aprile, Il Monte Como, è, a suo dire, una foiba dove vennero gettati soldati repubblichini e civili.
La tragedia delle foibe appassiona l’assessora all’istruzione che però, anche in questo caso, non riesce proprio a mantenere un comportamento oggettivo come il suo ruolo le imporrebbe. Nel 2019 “regalò” agli studenti e alle studentesse del Veneto un libro a fumetti dal nome “Foiba Rossa”, edito dalla casa editrice di estrema destra Ferrogallico, che ripercorre la storia di Norma Cossetto, infoibata dai partigiani titini nel 1943. La decontestualizzazione storica e un nazionalismo spinto che ammicca al regime fascista sono i tratti salienti del fumetto e vi invitiamo a leggerne una recensione non proprio edificante fatta dal famoso sito, appannaggio di storici, Novecento.org. L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, che ebbe l’ardire di criticare la scelta di Elena Donazzan contestando il “regalo”, incorse nelle ire dell’assessora, che minacciò addirittura lo scioglimento dell’associazione perchè “fomentatrice di odio”.
Ma il rapporto della Donazzan con i libri non prevede solamente il “regalo”, ma anche la censura. Nel 2011 propose di spedire una lettera a tutti i dirigenti scolastici veneti redigendo una lunga lista di autori, tra i quali Saviano, Evangelisti, WuMing e molti altri, che a suo dire erano cattivi maestri perchè sostenevano l’innocenza di Cesare Battisti, ex terrorista di estrema sinistra che, successivamente, sarà estradato e condannato in Italia.
Le vicende che abbiamo ripercorso è un parziale racconto delle azioni prevaricatorie messe in atto dalla Donazzan nella sua veste di assessora all’Istruzione. Riteniamo che lei non possa continuare a ricoprire un ruolo tanto delicato, nel quale l’equilibrio e il rispetto delle diverse culture e religioni che popolano gli istituti scolastici deve rappresentare criterio irrinunciabile.
Inoltre crediamo, come già detto in altre occasioni, che chi manifesti intendimenti riconducibili all’apologia del fascismo, siano o meno sanzionati giuridicamente, non abbia il diritto di ricoprire ruoli istituzionali in una Repubblica nata proprio dalla lotta al regime mussoliniano. In fondo è la stessa Elena Donazzan, in un’intervista rilasciata qualche anno fa a dichiarare che “l’antifascismo non è un valore”!