Tutti i soldi di Casa Pound

     29 dicembre 2020

 

 

 

 

Se c’è un elemento che colpisce nell’estrema destra neofascista  di oggi è il flusso di denaro frutto di attività commerciali e imprenditoriali che finisce poi per riversarsi nelle casse delle varie organizzazioni presenti nel nostro paese.

Casapound di questo è un esempio più che  evidente.

Dietro alla organizzazione che ha per simbolo la tartaruga frecciata, con base a Roma ma sedi e presenze in moltissime città italiane, tra cui Verona e Padova nel Veneto,  si possono tracciare tre filoni intorno ai quali girano alcuni personaggi di spicco di questo gruppo che, come vedremo, ricorrono in diverse situazioni, e   alleanze politico imprenditoriali anche a  livello internazionale che fruttano un notevole giro di soldi.

Questi tre filoni sono la ristorazione, la moda e l’editoria.

Ma, insieme a queste tre direttrici,  ci sono anche i finanziamenti che possiamo definire “istituzionali”, quelli che provengono dal 5 mille a vantaggio delle associazioni di area. E qui già si nota una caratteristica di questa formazione: la capacità di mimetismo, la presenza in diversi settori dalle onlus all’associazionismo culturale a quello, più frequentato nel loro caso, dell’associazionismo sportivo.

Intorno a Casapound ruota un universo di associazioni e gruppi: “La Salamandra”, ad esempio, è una onlus che si occupa di protezione civile che si è fatta conoscere soprattutto in occasione del terremoto in Italia centrale, anche se esisteva da prima.

A darle visibilità, un video girato ad Amatrice che mostra il soccorso di un anziano finito sotto le macerie.

“La Salamandra” è una onlus ma è anche  riconosciuta come organizzazione di protezione civile da alcune regioni italiane come ad esempio l’Emilia Romagna e la Campania.

Ma gli ambiti di azione sono i più vari: “La foresta che avanza”, sempre legata a Casapound, è invece un’associazione ecologista e antivivisezionista che fa campagne contro l’uso degli animali nel circo ma è anche la stessa sigla che ha ricostruito la scritta “dux” sul monte Giano, nell’Appennino abruzzese,  e che organizza la festa degli alberi ogni anno in onore di Arnaldo Mussolini.

Elia Rosati, nel suo libro “I fascisti del terzo millennio” (Mimesis, 2018) aveva messo a fuoco in modo estremamente chiaro questa strategia: “Spesso le onlus e le associazioni collaterali ai movimenti di estrema destra vengono inquadrate come la faccia pulita di queste realtà. Ma la situazione è più complessa. La strategia è di attirare militanti attraverso associazioni ambientalistiche, escursionistiche, sportive”.

A chi la carbonara? A noi

Che relazione ci può essere tra il mondo della ristorazione e i “fascisti del terzo millennio”? I ristoranti e le catene di ristoranti hanno avuto un autentico boom in questi ultimi anni complice anche l’enorme sviluppo del turismo- ovviamente in epoca preCovid-  soprattutto nelle città d’arte. E in questo mondo si sono buttati in tanti.

Gianluca Iannone e la sua compagna, Maria Bambina Crognale ad esempio.

I due rilevano un nome noto a Roma, l’Osteria Angelino dal 1899, vicino al Colosseo.

Proprietario è la Mag srl dietro cui troviamo la Crognale e Annamaria Grovino, giornalista de Il Secolo d’Italia.

Cucina romana, grande frequentazione di turisti ma anche un po’ una base accogliente e “rispettabile” per Iannone sfruttata per  incontri e colloqui. L’idea di rilevare il locale nasce insieme a Pierre Simoneau, francese, militante di estrema destra,  e da singolo  ristorante ora Angelino dal 1899 è diventata una vera e propria catena con 4 sedi, una addirittura in  Perù, a Lima.

E la Francia è un po’ la chiave per l’accesso a questo mondo per Casapound.

I rapporti coi camerati d’oltralpe si infittiscono e da rapporti politici diventano presto anche  commerciali.

L’ambiente neofascista francese che stabilisce questa alleanza imprenditoriale con Casapound è quella che esce dall’esperienza del Gud e che poi è passata al Front National della Le Pen.

Un legame così solido che a Roma sbarca un importante marchio francese della ristorazione, “Le Carrè francaise”: con due locali,  uno nell’elegante e centrale quartiere  Prati e l’altro a Monti.

Cucina francese, ostriche, cibi pregiati ma soprattutto un fatturato di più di mezzo milione di euro.

Proprietari di  “Le Carrè Monti” troviamo Chiara Del Fiacco, attivissima dentro Casapound, e uno degli avvocati dell’organizzazione Domenico di Tullio. In questo affare a metà tra la Francia e l’Italia entrano una serie di personaggi, come detto,  legati al Front National: Hildaz Mahe, e Sebastien de Boeldieu.

Un ambiente- quello del partito della Le Pen- che in Francia ha goduto dell’interesse e dei finanziamenti anche da parte della Russia che ha foraggiato varie organizzazione sovraniste e di estrema destra in mezza Europa.

De Boeldieu poi non è un personaggio di poco rilievo: è la persona che ha gestito  le ultime campagne elettorali della La Pen e che ha intessuto un’alleanza con ambienti vicinissimi a Bashar al Assad in Siria con una società chiamata Riwal.

Società anche questa sbarcata nel nostro paese- con la denominazione Riwal Italia- e che ha trovato sede in uno splendido e lussuoso palazzo del centro della capitale. Ma gli interessi di questo personaggio non finiscono qui: se la comunicazione politica è il suo mestiere perchè non praticarlo anche in Italia? A questo serve “Squadra Digitale”, società di comunicazione che la sede l’ha trovata in un luogo simbolico per il post fascismo italiano: via della Scrofa, siamo sempre a Roma, dove ha la sua sede la Fondazione  Alleanza Nazionale e la redazione de Il Secolo d’Italia.

 

Stile, affari e Casapound 

 

Insieme alla ristorazione- versione casareccia e versione “nouvelle cuisine”- troviamo però anche la moda.

Casapound ha una vera e propria ossessione per lo “stile” tanto da farne  un elemento importante che la differenzia dagli altri gruppi neofascisti oltre  ad essere una fonte di investimento e quindi di finanziamento per tutta la macchina organizzativa.

Dietro a Pivert, il nome scelto per la linea di abbigliamento, troviamo un altro dei personaggi più noti di Casapound, Francesco Polacchi.

Pivert vuole vestire “l’uomo che si sporca le mani ma non sopporta la massa, gli standard e le cose di tutti per tutti. L’uomo Pivert combatte sul ring o nella vita, non fa differenza”.

E Polacchi per combattere ha combattuto:  magari con una spranga tra le mani alla guida di un manipolo di suoi camerati del Blocco Studentesco come nel 2008  in piazza Navona. Una giornata di scontri tra l’organizzazione giovanile  di Casapound, il Blocco, e il movimento studentesco di allora. Tante le foto e i filmati che testimoniano il suo ruolo negli scontri. Un ruolo che viene riconosciuto anche nei processi che seguono quella giornata: Polacchi, che era il responsabile nazionale di Blocco studentesco a quel tempo, viene condannato infatti  ad  un anno e 4 mesi.

Il marchio Pivert però  circola e ha successo: i negozi aperti ora sono diventati 14 e la casa madre è sempre a Roma, non lontano dalla sede di Casapound. E il marchio riesce a farsi pubblicità anche con testimonial importanti: Matteo Salvini, ad esempio, che sfoggia un giubbino  Pivert per uno dei suoi innumerevoli selfie.

Ma  la moda per Casapound non è una novità: c’era già stata un’altra avventura in questo settore  con un’altra catena di negozi, prima di Pivert: ad aprire questa strada, con i “Badabinding Shop”, ancora Chiara Del Fiacco.

E assieme all’abbigliamento ora  ci sono anche le scarpe con un altra linea di prodotti, Stolen.

Libro, moschetto e fake news

Per un gruppo che punta all’egemonia nella propria area l’editoria e la comunicazione sono fondamentali e anche Casapound non sfugge a questa regola. Anche se l’organizzazione è più orientata all’azione e all’ imprenditoria- come queste vicende testimoniano- piuttosto che alla produzione teorica.

Ma una casa editrice ci vuole e Altaforte risponde a questa esigenza.

I nomi si rincorrono e i protagonisti sono sempre quelli: anche qui a fare da proprietario c’è ancora Francesco Polacchi che nelle interviste cerca di sostenere l’insostenibile, cioè l’estraneità di Altaforte al circuito dell’organizzazione politica.

“Io sono un editore- dice Polacchi- ma prima un militante di Casapound e non mi vergogno di questo”.

A gestire la casa editrice non è da solo: ad aiutarlo l’ex vicepresidente di Casapound Andrea Antonini protagonista dell’assalto alla redazione del programma “Chi l’ha visto?”- colpevole di avere trasmesso alcuni  video degli scontri di piazza Navona- negli studi della Rai,   assalto che Casapound definì “passeggiata futurista”.

La missione di Altaforte è quella tipica dell’editoria di ultradestra e sovranista, “dare spazio al pensiero non omologato”.

In catalogo troviamo “La dottrina del fascismo” di Mussolini e Gentile- a proposito di fascismo del terzo millennio- come “Diario di uno squadrista toscano” ma anche “Nascosti tra le foglie” di Franco Nerozzi, veronese, titolare della onlus Popoli, oppure “Ho difeso Licio Gelli” dell’avvocato Augusto Sinagra.

E troviamo anche le graphic novel su Sergio Ramelli e quella su Marta Cossetto, “Foiba rossa”, entrambi distribuiti  dal consigliere comunale veronese  di estrema destra Andrea Bacciga  nelle scuole cittadine.

Ma troviamo anche “Io sono Matteo Salvini”, libro intervista e ritratto del leader leghista curato dalla giornalista Chiara Giannini.

Un libro che è poi all’origine  della vicenda Altaforte-Salone del libro di Torino.

La casa editrice di Casapound era stata prima invitata, poi esclusa da quella che è la principale manifestazione dell’editoria del nostro paese. La rescissione del contratto tra Altaforte e il Salone era stata chiesta anche dal Comune di Torino e da altri soggetti istituzionali, ma ne era nata una polemica sui giornali e anche una causa giudiziaria, peraltro ancora in corso, con la richiesta di Altaforte, rappresentata dall’avvocato ex senatore di Forza Italia Paniz,  di 200 mila euro di risarcimento.

Ma la presenza editoriale di Casapound non si ferma alla casa editrice Altaforte: c’è spazio anche per un quotidiano online, che si definisce “sovranista”, Il Primato Nazionale, che esce anche nelle edicole come mensile.

La proprietà della testata è della società Sca 2080 e dietro questa sigla troviamo per l’ennesima volta Francesco Polacchi insieme stavolta al fratello Mauro.

Sca 2080 è legata, attraverso compartecipazioni, alla holding Minerva che ha svariate connessioni: tra le tante una società denominata Eized che fa capo a Lorenza Lei, la prima direttrice generale donna della Rai.

Primato Nazionale, nella versione mensile, ha una tiratura dichiarata di 20 mila copie, il suo direttore è Adriano Scianca, già responsabile nazionale per la cultura di Casapound.

Molte le firme di personaggi affermati: Vittorio Sgarbi, Alessandro Meluzzi, Diego Fusaro, il giornalista della Verità Francesco Borgonovo e il giornalista sportivo di Mediaset Paolo Bargiggia.

E moltissimi gli infortuni del mensile e quotidiano online sovranista, più volte accusato di diffondere notizie false o infondate.

Primato Nazionale attribuì infatti  a Carola Rackete una frase che la comandante della Sea Watch e attivista umanitaria non aveva mai pronunciato: “Berlino ci ordinò di portare i migranti in Italia”.

Una autentica fake news come la creazione in un laboratorio cinese del Covid 19, altro falso che ogni tanto torna nel dibattito pubblico italiano.

L’ultima comparsa in senato, grazie a Matteo Salvini. Ma tra i primi a diffonderla troviamo proprio l’organo di stampa di Casapound.