Dopo parecchi cambi di rotta Casapound torna a quella che per l’estrema destra è sempre stata una sicurezza: il rapporto privilegiato con la forza politica più vicina, erede del Msi che ricompare infatti nel simbolo, ora anche in ascesa nei sondaggi e nelle intenzioni di voto, Fratelli d’Italia.
Quasi un ritorno a casa, verrebbe da dire.
Ma le alleanze e le strategie dei “fascisti del terzo millennio” meritano uno sguardo più approfondito, anche perchè questi cambi di direzione, qualcuno anche brusco, sono stati parecchi.
Per comprendere meglio il percorso però è utile iniziare dagli esordi.
L’apprendistato di quella che sarebbe poi diventata Casapound si forma all’interno di quello che era il gruppo più forte dell’estrema destra di quell’epoca, il Movimento Sociale Fiamma Tricolore.
Siamo nel 2004 e il gruppo che ruota intorno a Gianluca Jannone sta già sperimentando linguaggi e pratiche politiche, in cui c’è ovviamente spazio per assalti e aggressioni, che poi vedremo negli anni successivi.
Tradizionalmente diviso, e anche litigioso al suo interno, il neofascismo sperimenta un periodo di convivenza tra le sue varie componenti nel partito fondato da Pino Rauti.
Ma il gruppo che poi sceglierà il simbolo della tartaruga con le frecce è una specie di partito nel partito con cui convivere non è semplice: in quella fase vengono infatti gettate le basi della propria attività futura con le cosiddette “occupazioni non conformi” e si sperimentano i primi contatti con la politica.
Il palazzo romano di via Napoleone III, poco lontano dalla stazione Termini- di proprietà del ministero della pubblica istruzione che diventa poi la sede dell’organizzazione- fu occupato nel 2003 quando al Miur sedeva Letizia Moratti, da cui non partì nessuna denuncia, e quando alla regione Lazio il presidente era Francesco Storace.
E alle elezioni del 2008, Fiamma Tricolore sceglie di allearsi proprio con il partito di Storace, la Destra.
Nelle liste c’è anche Jannone che però sembra avere più interesse per la costruzione del proprio gruppo che per la candidatura alla Camera che comunque accetta.
La coalizione di estrema destra però va poco più lontano del 2% non riuscendo ad eleggere deputati nè senatori.
Poco dopo la sconfitta, il gruppo occuperà la sede del partito chiedendo un congresso straordinario e finendo così per essere espulso dalla Fiamma Tricolore: la decisione sarà di mettersi in proprio assumendo la denominazione e le sembianze che conosciamo.
Questo periodo per Casapound- che sempre nel 2008 diventa partito anche se preferisce autorappresentarsi come movimento- è quello della costruzione e della federazione di esperienze simili a quella romana nate in diversi territori, tra cui c’è anche Verona. Cresce il Blocco studentesco, inizia quella che sarà una campagna che durerà a lungo, quella sul cosiddetto “mutuo sociale” ma molto si punta anche su internet con il sito nazionale, il forum Vivamafarka e la web radio Bandiera nera.
Tutto il percorso iniziale dell’organizzazione è bene descritto nel libro di Elia Rosati “Casapound Italia. Fascisti del terzo millennio” (Mimesis edizioni) che infatti scrive “La vera sfida fu infatti estendere le pratiche già sperimentate e la tattica dei luoghi di socialità, definita “non conforme” in tutto il paese con la creazione di centri aggregativi in ogni provincia”.
La macchina organizzativa è dunque in pieno movimento e per Casapound arriva anche il momento delle sfide elettorali e delle alleanze politiche.
Parola d’ordine, sovranità
E’ alle elezioni europee di 3 anni dopo che il gruppo inizia ad entrare sul serio sul palcoscenico nazionale quando decide di sostenere la candidatura di Mario Borghezio a Roma per la Lega Nord.
Borghezio- che da giovane aveva militato in Avanguardia Nazionale- viene accompagnato in alcune iniziative e riesce ad essere rieletto con quasi 6 mila preferenze.
E infatti poi ringrazierà pubblicamente: “L’elezione è arrivata anche grazie all’ispirazione di Ezra Pound”, ricambiato da Jannone contento del lavoro svolto per “una persona onesta, coraggiosa che merita il nostro rispetto”
Nel nome di Borghezio inizia quindi il rapporto con la Lega di Salvini.
Un rapporto che ha avuto alti e bassi ma che è continuato per parecchio tempo, quasi 5 anni.
A fare da collante le campagne contro i migranti e le Ong, quelle contro l’Europa, l’euro e Bruxelles, e naturalmente il nazionalismo.
Casapound è particolarmente attiva in questo periodo e in fatto di alleanze si è già fatta le ossa con il movimento dei “forconi” che ha sostenuto. Con la Lega vengono ripresi alcuni di quei temi con una sponda stavolta solida e fortemente in ascesa, creando una nuova struttura che prenderà il nome di Sovranità.
Bandiere blu con un fascio di spighe di grano disegnate sopra e lo slogan “Prima gli italiani” sotto: nasce quindi il contenitore fascio-leghista pronto per fiancheggiare la Lega e le sue battaglie agendo nel campo dell’estrema destra.
Un contenitore che è uno dei tanti travestimenti di Casapound fatto apposta per non creare immediati imbarazzi a Salvini. E per le elezioni ci sono pronte anche le liste collegate, “Noi con Salvini” e “Prima gli italiani” sempre con lo scopo di traghettare destra ed estrema destra in orbita leghista.
Le occasioni per rafforzare il rapporto si susseguono una dopo l’altra: a febbraio del 2015 le bandiere con la spiga, sventolano sotto al palco del segretario leghista in piazza del Popolo a Roma, dove sopra il palco compare pure Simone Di Stefano, leader e nuovo volto pubblico di Casapound, per una manifestazione contro il governo di allora, come a Milano in una manifestazione convocata dalla Lega contro “l’invasione” ed i “clandestini”.
Il legame sembra solido, tante sono le reciproche dichiarazioni di stima e di affetto.
“Ci chiedono: perchè siete stati in piazza con la Lega? Perchè condividiamo ogni singola parola del programma di Matteo Salvini” dice Di Stefano. E i due infatti li ritroviamo insieme al sempre a Roma, al teatro Brancaccio. L’occasione stavolta è un convegno su Roma e la sua giunta dall’evocativo titolo “Roma: si parte da qui”: Casapound gioca in casa e finita l’assemblea ritroviamo a cena insieme sia “il capitano” che lo stato maggiore dell’organizzazione, con Jannone, Polacchi e i fratelli Di Stefano.
Tutto sembra procedere con reciproca soddisfazione ma dopo un po’ di tempo prima i contatti rallentano, poi si fermano facendo naufragare l’esperimento.
Salvini, una volta diventato ministro dell’interno, copre Casapound appena ne ha la possibilità: per la vicenda del palazzo sede dell’organizzazione che non viene toccato mentre gli sgomberi toccano ad altri, e anche nella squallida e violenta vicenda di uno stupro commesso a Viterbo, che emerge nella cronaca nazionale, dove gli stupratori sono proprio due esponenti di Casapound che vengono arrestati.
Salvini riesce nel miracolo di condannare l’episodio senza nominare l’organizzazione. Ma tutto questo a Casapound non basta e la costruzione politica di un polo sovranista dove poter essere protagonisti finisce davvero a gambe all’aria.
Salvini e la Lega del resto hanno il vento in poppa e di Casapound non hanno certo bisogno.
“Da due anni non abbiamo rapporti” dice il leader leghista; dichiarazione che dall’altra parte non viene presa bene e a cui si replica “La proprietà dei simboli di Sovranità e Prima gli italiani li abbiamo noi”.
Insomma, finisce male e a Casapound non resta che cambiare strategia.
A chi lo lo zero virgola? A noi
Se in qualche elezione locale purtroppo qualche risultato arriva- i casi più clamorosi sono prima a Bolzano e poi a Lucca e ad Ostia – e nei territori un po’ di campagna acquisti porta qualche transfuga di altre formazioni in alcuni consigli comunali, a livello nazionale Casapound si gioca tutto con le ultime elezioni politiche dove però si presenta da sola visto che le porte del centro destra sono sbarrate.
I rapporti con Fratelli d’Italia sono conflittuali perchè il partito di Giorgia Meloni vuole presidiare il suo spazio elettorale senza dividerlo con nessuno, quelli con la Lega sono diventati freddi. L’esito finale è uno sconfortante 0,95% quando l’obiettivo sbandierato era l’ingresso in parlamento cioè il triplo dei voti.
L’anno dopo, il 2019, ci sono le le elezioni europee e Casapound ci riprova un’altra volta. E va ancora peggio: 0,33%.
Un disastro che impone una nuova strategia: basta elezioni, niente più simbolo sulle schede elettorali. I militanti si possono anche iscrivere ad altri partiti mentre Casapound dovrà diventare luogo di elaborazione di idee da utilizzare con altre organizzazioni o coalizioni. Tutto il resto rimane come prima ma a decidere per questa soluzione c’è anche un fatto che i diretti interessati si guardano bene dal citare: il processo di Bari per ricostituzione del partito fascista.
Nel capoluogo pugliese Casapound aveva infatti aggredito un gruppo di manifestanti antifascisti di ritorno da una manifestazione contro Salvini che era in città. Nell’aggressione è coinvolta anche Eleonora Forenza, parlamentare europea e militante del Prc: la procura barese chiede il rinvio a giudizio per 28 attivisti di Casapound per ricostituzione del disciolto partito fascista mentre per 10 di loro c’è anche l’imputazione per lesioni personali aggravate.
Il processo è in corso e vedremo come finirà ma per l’organizzazione è un problema in più che impone un profilo diverso.
Ultima fermata, Fratelli d’Italia?
Una delle specialità di Casapound è il travestimento: da associazione ambientalista, da onlus, da gruppo sportivo. Una capacita mimetica che in politica può aiutare soprattutto nei momenti difficili. E infatti, abbandonate le velleità di riuscire a farcela da sola con il proprio simbolo, partono alcune esperienze che ci possono indicare alcuni degli sviluppi futuri del gruppo.
A Roma- dove in autunno ci saranno le comunali- nasce Volontà Romana, sigla/contenitore che si propone addirittura “di rifondare Roma”.
Più banalmente una struttura che potrebbe essere usata per le prossime amministrative: “Sosterremo il candidato che presenterà un programma che metta al centro l’ascolto dei territori, un candidato che mandi a casa la raggi e vinca sul Pd”. I primi ad essere interpellati e a fare un’iniziativa con Carlotta Chiaraluce- nuovo volto di Casapound emersa dal successo elettorale di Ostia- sono proprio quelli di Fratelli d’Italia.
In tutto questo progetto però nome e simboli storici vengono oscurati.
Un percorso più o meno simile è quello di Firenze con la creazione di Firenze Identitaria. Anche qui il partner scelto per i primi passi è Fratelli d’Italia, nella fattispecie un consigliere comunale che è anche esponente di Casaggì, gruppo fiorentino di estrema destra poi approdato nel partito della Meloni.
La tattica è abbastanza chiara: dare una riverniciata all’immagine facendo apparire nuovo quello non lo è costruendo relazioni con il partito in ascesa nella propria area in vista delle prossime amministrative. Qualche candidatura potrebbe scapparci.
Altra esperienza che conferma questa strategia è quella delle “mascherine tricolori” comparse nel primo periodo del lockdown in molte città- Verona tra queste con più presidi- per protestare contro chiusure, “dittatura sanitaria” e sostenere soprattutto le richieste dei commercianti e della ristorazione.
Alla presenza nelle piazze si aggiunge ovviamente quella mediatica in rete con le pagine sui vari social. E anche qui il contatto è con una parte di quello che probabilmente sarà lo zoccolo duro dell’elettorato di Fratelli d’Italia.
Il pressing da parte di Casapound è forte, diffuso su parecchi territori e al momento trova consenziente il partito della Meloni e i suoi dirigenti.
Ci sono stati convegni, iniziative pubbliche, il responsabile di Viterbo di Casapound si è iscritto a Fratelli d’Italia, a Cesena militanti di Casapound hanno volantinato per il partito.
Dall’altra parte ci sono stati i complimenti e gli elogi pubblici di Elena Donazzan per i militanti vicentini della tartaruga: “Grazie a Casapound che aiuta gli italiani, il Pd impari la lezione” e la vicenda del monumento eretto a Trecate, provincia di Novara, in onore di un giovane volontario della repubblica sociale. La proposta l’aveva fatta Casapound e il sindaco del paese Federico Binatti, che ora è anche presidente della provincia di Novara ed ha aderito a Fratelli d’Italia , l’aveva prontamente accolta.
Fratelli d’Italia sta diventando una calamita per l’estrema destra e Casapound preme per entrare anche perchè altre approdi possibili nell’immediato non ne ha.
E magari i tanti camuffamenti potrebbero aiutare.