L’IPOCRISIA DI FEDERICO SBOARINA E GLI INTERESSI MONDANI DI ZENTI

22 dicembre 2019   Logo

 

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In occasione degli auguri natalizi il sindaco Federico Sboarina ha nuovamente dato prova dell’ipocrisia che contraddistingue lui e la sua giunta.

Proprio un comunicato stampa del Comune di Verona ci dà la possibilità di leggere le dichiarazioni del sindaco, che si affanna nell’evidenziare la condivisione valoriale con la Curia veronese, dimenticando che il suo ruolo istituzionale suggerirebbe un approccio sicuramente più laico.

Il vescovo Zenti, da parte sua, oggi alla guida della Curia veronese si è sicuramente distinto, in questi anni, per i suoi interessi terreni più chs di quelli spirituali. Nel 2015, ad esempio, scaturì un polverone dalle sue indicazioni di voto alle elezioni regionali per una candidata leghista, motivando l’azione con le promesse di finanziamenti aggiuntivi alle scuole private cattoliche.

Siccome poi gli affari sono affari, a nulla sono valse, un paio di anni fa, le proteste della cittadinanza che gli chiedeva di mantenere all’interno di Villa Francescatti, di proprietà della Curia veronese, l’Ostello della Gioventù, invece di sottrarla alla cittadinanza destinandone l’utilizzo a qualche cosa di più interno alle strutture ecclesiastiche, ossia un centro della Caritas. Il tutto in barba allo sforzo dei volontari che, in anni passati, avevano rimesso a posto la villa, e ai finanziamenti pubblici che hanno contribuito a restaurarla.

 Del tutto inascoltate anche le proteste per il progetto che la Curia ha in serbo per l’ex Seminario, con la previsione di grandi aree commerciali che tradirebbero il carattere ambientalista del progetto iniziale, che prevedeva invece la costruzione dell’Ecoborgo di San Massimo.

Superando gli interessi materiali condivisi da Curia ed amministrazione, cerchiamo di analizzarne le “condivisioni valoriali” rivendicate dal sindaco a nome della Giunta che presiede.

Innanzitutto, nel virgolettato attribuito al sindaco si può leggere:

Durante questo ultimo anno abbiamo visto accendersi polemiche sterili e pretestuose ogni volta che è stata difesa la famiglia, sostenuta la maternità e contrastato l’uso delle droghe leggere. Siamo stati duramente attaccati, ci hanno persino accusati di essere medievali quando, invece, abbiamo solo dato risalto a tematiche importanti, che sono al centro della nostra società, manifestando quella che è la nostra opinione e posizione senza per questo escludere chi la pensa diversamente. Una visione aperta che Verona ha sempre dimostrato di avere, lasciando a tutti libertà di espressione.

Quando il sindaco parla di “difesa della famiglia” si guarda bene dall’aggiungere l’aggettivo “naturale”, che però compare chiaramente all’interno del suo programma elettorale laddove stà scritto che il suo impegno politico intende difendere la “famiglia naturale”, ossia quello specifico tipo di famiglia formato da madre, padre e figli  basato sul matrimonio. D’altra parte l’esclusività di tale attenzione la si deduce dalle sue stesse parole; il termine “famiglia” viene infatti declinato al singolare e mai al plurale, identificando quindi uno specifico modello familiare

Le accuse di medievalismo alle quali lo stesso sindaco accenna riguardano la concezione integralista del Convegno mondiale delle famiglie, svoltosi a Verona alla fine di marzo del 2018, e al quale sia il sindaco che il vescovo hanno portato il loro saluto. Un coacervo di integralisti, antiabortisti, omofobi ed estremisti di destra che non hanno certo evidenziato grande apertura distribuendo orribili feti di plastica come gadget e promettendo il fuoco degli inferi per sodomiti e adultere…Difficile quindi negare uno stampo medievalista, che potrebbe risultare anche ridicolo se, in realtà, la struttura e gli organizzatori del Convegno mondiale delle famiglie non fosse parte integrante di un ampio progetto internazionale del conservatorismo integralista, come documentato in modo approfondito in due recenti puntate della trasmissione “Report”.

Rispetto al “senza per questo escludere chi la pensa diversamente”, basterebbe tornare allo stesso frammento del programma politico, (già allegato sopra), presentato da Federico Sboarina, dove lo stesso si impegna a ritirare dalle scuole e dalle biblioteche pubbliche i libri “gender”, denominazione inventata dalle destre per identificare una inesistente teoria, la “teoria gender” appunto, inventata per fomentare nei genitori la paura e il sospetto verso persone o movimenti riconducibili ai movimenti lgbt.

Si tratta in fondo della stessa lungimiranza e apertura contenuta nelle mozioni presentate dal leghista integralista cattolico Alberto Zelger. La mozione n°434, approvata il 10.10.2018, consente il finanziamento con soldi pubblici di associazioni antiabortiste, mentre l’Ordine del Giorno n°441, ad esso collegato e non ancora discusso, prevederebbe, a sottolineare evidentemente la libertà di espressione della quele il sindaco sarebbe paladino, la sepoltura dei feti abortiti, anche in assenza del consenso della madre.

Per finire, sempre rispetto alla paventata libertà di espressione sancita dal sindaco come tratto dell’azione politica della sua giunta, riteniamo importante sottolineare il contenuto della mozione n°186, non ancora discussa, ma nemmeo dichiarata inamissibile, dove si chiede, prendendo a pretesto alcuni tafferugli avvenuti a Piacenza, all’amministrazione di vietare spazi, patrocinii, sponsorizzazioni e l’utilizzo delle sale civiche alle realtà della sinistra non istituzionale.

Davanti a tutto questo non possiamo che ribadire la nostra accusa di ipocrisia al sindaco Federico Sboarina, che dietro alle parole paludate nasconde, come purtoppo oggi succede in gran parte d’Italia, azioni e politiche discriminatorie, che contribuiscono solamente ad aumentare odio, livore e paura!